le gite di quest'anno
Per ragioni organizzative, le gite di quest'anno non sono state ancora pianificate.
Ogni anno, in prossimità dell'inizio della primavera, cominciano le nostre uscite naturalistiche e poco prima, realizziamo un programma completo per l'anno in corso.
Vi invitiamo, a tenervi sempre in contatto con questo sito per essere aggiornati su eventuali iniziative.
Nel frattempo, Vi invitiamo a voler visitare le gite da noi fatte finora e consultare le relative gallerie fotografiche.
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19/06/2005
CIMON DI PALANTINA
Traversata da Pian Cansiglio a Piancavallo
 
DESCRIZIONE
Una classica traversata ed in più la salita al Cimon di Palantina che, con i suoi 2190 metri, fa da contrafforte all'adiacente Cimon del Cavallo.
Partendo da Pian Canaie si sale inoltrandosi nella tipica faggeta colonnare fino a sbucare nel pascolo di Casera Palantina m.1521.
A questo punto, due diversi itinerari dividono la comitiva. Il gruppo A risale l'ampia dorsale erbosa tenendosi sempre sul filo della cresta sud-ovest e giunge in vetta al Cimon di Palantina. Da qui scende per un ripido ma facile pendio erboso fino a giungere sulle ghiaie della sottostante Val Sughet e, divallando per le morene, in poco tempo arrivare in Piancavallo m.1300.
Il gruppo B sale a forcella La Palantina m.1778 passando sotto il Col Torondo e con la possibilità di salire al panoramico Monte Tremol m.2007. Seguendo la pista da sci si scende in Piancavallo.
 
Immagini a commento

Casera Palantina

Fioritura di Anemoni e Botton d'oro
 
SCHEDA INFORMATIVA
PRENOTAZIONE Entro il 12 Giugno 2005
partenza ore 07.00 da Pieve di Soligo, Piazza V. Emanuele II
mezzo pullman (necessaria prenotazione)
equipaggiamento da normale escursionismo
difficoltà
dislivello salita Gruppo A: m. 1200 - Gruppo B: m. 800
dislivello discesa Gruppo A: m. 900 - Gruppo B: m. 500 (+ m. 200 x variante)
 
PROMOTORI telefono
Elio 0438 82429
Danilo De Conto 0438 980552 - 347 5127576
 
NOTE
Partecipanti n. 55
Giornata calda umida, inizialmente con cielo coperto, nel corso della giornata è uscito il sole ma le cime sono state quasi perennemente avvolte nelle nebbie.
Partiti da Pian Canaie attraverso la foresta del Cansiglio siamo saliti ai pascoli di Casera Palantina, ove abbiamo ricordato con alcune preghiere ed il canto del "Signore delle cime" l'improvvisa scomparsa dell'amica Doretta, avvenuta nella settimana precedente, che da quest'anno aveva iniziato con entusiasmo a condividere le escursioni del Gruppo.
Il momento è stato commovente e ci ha portato a riflettere sulla temporaneità della nostra vita.
Quasi una ventina di partecipanti ha scelto l'itinerario tecnicamente più difficile della bella salita al Cimon di Palantina.
Il resto della comitiva ha percorso un sentiero tecnicamente meno impegnativo ma certamente non meno faticoso e passando per forcella Palantina, ha aggirato sul versante sud il Monte Tremol e il Monte Colombera e ha raggiunto la Val sughet ove si è ricongiunto al primo gruppo.
Se dal punto di vista panoramico il tempo ci ha negato le eccezionali visioni panoramiche previste, certamente soddisfacente è stata la fioritura incontrata sia per qualità che quantità di specie.
A gruppi riuniti siamo scesi per ripido sentiero a PianCavallo ove abbiamo festeggiato condividendo i dolci e le bevande offerte spontaneamente dai partecipanti.

 
 
Immagini riprese dai partecipanti

Partenza da Casera Palantina

Sulle prime rampe verso il Cimon di Palantina

Sosta presso il suggestivo "Ander de le mate"

Fugace schiarita sulla vetta del Cimon

In fila sul sentiero dopo l'Ander de le mate

Discesa verso Piancavallo

Splendida fioritura lungo tutto il percorso

Le genziane fanno capolino numerose
 
APPROFONDIMENTI
L’ANDER DE LE MATE

Appena sotto forcella Palantina, però tanto ben nascosta da risultare quasi invisibile, si trova un’ampia grotta dal fondo accidentato però percorribile, detta l’Ander de le Mate.
Ma che significa “Mate”? Difficile che rievochi il ricordo di alcune donne uscite di senno mentre non si può del tutto escludere che, trattandosi di una cavità, fosse associata al principio della femminilità per cui uno dei nomi antichi, ma non il più antico, fosse Ander de la Mater oppure il nome potrebbe derivare dall’uso di ricoverarci le pecore. Di sicuro bisogna tornare molto indietro nel tempo, anche di migliaia d’anni.
E’ uno dei posti più misteriosi del Cansiglio e più carichi di energia. Infatti ad andarci e a mettersi in ascolto è quasi impossibile non sentirsi invadere da sottili inquietitudini, inspiegabili paure e, a volte, violenti brividi. Energie positive o negative? Difficile dare una risposta univoca.
Sembra percepire delle presenze, come se qualcuno o qualcosa ancora abitasse l’antro. Questo può accadere agli animi più sensibili ed aperti. Tutto logico, fin troppo. La Palantina è un valico, da sempre un importante luogo di passaggio, con un esile sentiero che arriva da sud, dalla parte della pianura, la cosiddetta “furlana”.
Sentiero che piega ad ovest e in pochi minuti fa giungere alla forcella dalla quale si vedono sia il Pian Cansiglio che i monti Pizzoc e Millifret. Poche centinaia di metri più a valle dell’antro si trova una lama, quindi una preziosa ed inaspettata riserva d’acqua, lassù a 1600 metri di quota, in zona intensamente carsica. Buona per gli uomini ma anche per gli animali, che qui venivano a bere diventando prede di antichi cacciatori.
Per molti motivi un valico non è luogo da abitare. Questa cognizione era più che ovvia per i nostri progenitori ma è una delle tante conoscenze che si sono perse, qui da noi, da chissà quanto tempo, invece in aspre e lontanissime montagne nessun umano normale costruirebbe la propria casa in cima ad un passo, poiché in quella zona di separazione ma anche di collegamento tra le due valli vi è la dimora di demoni e spiriti della Natura, entità comunque da temere e alle quali è opportuno rivolgersi solo in caso di necessità, meglio se non direttamente bensì attraverso le pratiche di professionisti del rapporto con l’invisibile, cioè monaci,sciamani, maghi ed eremiti.
Così, forse, tornando indietro nel tempo di migliaia e migliaia d’anni, l’Ander de le Mate svolgeva una funzione ben precisa, quando piccoli gruppi di cacciatori nomadi si spostavano in cerca di animali da predare. Non conoscevano ancora l’agricoltura o forse la montagna era il luogo in cui rifugiarsi per sfuggire dalle pianure paludose e malariche, sopportabili solo in inverno quando, su in alto, boschi e crode erano coperti di neve e resi sterili dal gelo.
A primavera le tribù, i clan, le famiglie, prima sostavano in collina e poi, quando le prede cominciavano ad essere più rare poiché migravano verso l’alto, anche loro salivano verso i boschi freschi e verso la piana del Cansiglio nascosta al loro interno e forse proseguivano verso i gruppi dolomitici più a nord.
L’Ander de le Mate era una tappa obbligata ma non per passarci la notte, bensì per recarsi in visita agli stregoni che vi abitavano, un piccolo gruppo di sciamani, uomini e donne, che conoscevano il segreto dell’accensione del fuoco e ne insegnavano la conservazione, che sapevano vedere le malattie dentro il corpo, scacciavano gli spiriti parassiti, curavano con erbe, minerali, cristalli e terre, sapevano indicare il luogo esatto e il momento in cui sarebbero comparsi gli animali da cacciare.
Non è da escludere a priori che i primitivi maghi dell’Ander si siano in qualche modo fatti da loro stessi la strana grotta, infatti sono troppe le coincidenze da non risultare almeno sospette: la grande grotta è situata appena sotto il valico per proteggersi dal vento, ampia ma con il fondo in discesa verso l’interno per ripararsi dalla vista di chi arriva, un cocuzzolo roccioso opportunamente modellato proprio davanti per vedere senza essere visti, per organizzare una efficace difesa in caso di attacco o solo anche per controllare la presenza degli animali in abbeverata alla vicina lama. Ma l’elemento distintivo, più evidente a chi sa interpretare questi segni e tale da levare quasi ogni dubbio, è quel grosso foro sulla volta all’estrema sinistra per chi entra. E’ semplicemente un camino, apparentemente un cedimento naturale ad opera dell’erosione carsica, ma messo proprio nel punto giusto. Troppo giusto per essere casuale.

Brano tratto da: "Cansiglio Nostra Signora" di Toio De Savorgnani – Martellago 2001
 
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